Franco svizzero Analisi

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04/12/23 Tv Svizzera: perché il Franco si sta rivalutando così?

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 Un franco forte ha il vantaggio di rendere i beni e i servizi stranieri più economici per i consumatori svizzeri.

Il franco svizzero è più forte che mai rispetto all’euro. Cosa significa per l’industria delle esportazioni e per l’inflazione? E quale ruolo svolge la Banca nazionale svizzera (BNS)

Le vacanze autunnali in Italia o in Francia quest’anno sono state più economiche che mai per la popolazione svizzera: ha dovuto pagare solo 0,94 franchi per 1 euro. Vent’anni fa, 1 euro si scambiava con 1,55 franchi e nel 2007 aveva addirittura superato la soglia di 1,70 franchi. Cosa è successo?

Come è evoluto il tasso di cambio del franco svizzero negli ultimi anni?Contenuto esterno

Negli ultimi due decenni il franco svizzero si è apprezzato rispetto a tutte le principali valute del mondo. Non solo rispetto all’euro, ma anche rispetto al dollaro statunitense e alla sterlina britannica.

L’apprezzamento nei confronti della sterlina è stato il più pronunciato: se nel 2008 1 sterlina si scambiava con circa 2,50 franchi, oggi costa solo 1,10 franchi.

Perché il franco svizzero si sta apprezzando rispetto alle altre valute?

Nel lungo periodo vale una semplice regola: più basso è il tasso di inflazione di un Paese, più la sua valuta si apprezza. Questo perché i beni scambiati a livello internazionale devono avere più o meno lo stesso prezzo in ogni valuta, secondo la teoria della parità di potere d’acquisto.

Ad esempio, se il prezzo di una macchina fotografica aumenta del 2% all’anno in Germania ma solo dell’1% in Svizzera, significa che le macchine fotografiche in Svizzera diventano relativamente economiche. Di conseguenza, un maggior numero di persone dalla Germania ordinerebbe una macchina fotografica in Svizzera. E poiché devono pagarla in franchi svizzeri, la domanda di franchi aumenta. Il franco diventa così più costoso, si apprezza.

Pertanto, nel tempo, l’apprezzamento del franco svizzero uniforma le variazioni di prezzo tra le zone valutarie. Tuttavia, ci sono anche fasi in cui il franco si apprezza eccessivamente.

Cosa succede alle esportazioni se il franco si apprezza in modo eccessivo?

Se il franco si apprezza troppo, i prodotti svizzeri esportati diventano più cari all’estero. Un apprezzamento eccessivo del franco svizzero è quindi dannoso per l’industria di esportazione, nonché per il turismo, poiché la Confederazione risulta più cara per chi proviene dall’estero.

Quale impatto ha l’apprezzamento del franco sull’inflazione?

Un franco forte ha il vantaggio di rendere i beni e i servizi stranieri più economici per i consumatori e le consumatrici svizzere. Ciò è particolarmente importante per il petrolio e il gas naturale. Questi beni sono in gran parte scambiati in dollari e in euro.

I forti aumenti dei prezzi sul mercato internazionale del petrolio o del gas naturale – come nel 2022 – non si riflettono quindi completamente sui prezzi svizzeri se il dollaro USA o l’euro hanno tassi di cambio più favorevoli. Ciò riduce l’inflazione interna.

Che ruolo svolge la Banca Nazionale Svizzera?

La BNS influenza il valore del franco svizzero in due modi. In primo luogo, cerca di fare in modo che il tasso di inflazione medio sia inferiore rispetto a quello degli altri Paesi. Questo porta a un apprezzamento del franco svizzero nel lungo periodo.

In secondo luogo, la BNS può influenzare il valore del franco a breve termine con la sua politica monetaria. Di recente, ha venduto valuta estera per far apprezzare il franco. Questo ha reso le importazioni più economiche, mantenendo così l’inflazione svizzera relativamente bassa.

Fabio Canetg ha conseguito il dottorato in politica monetaria presso l’Università di Berna e la Toulouse School of Economics. Attualmente insegna nel programma di Master in economia dell’Università di Neuchâtel ed è docente all’Università di Berna. Come giornalista, lavora principalmente per la radio e la televisione svizzera e per swissinfo.ch. Conduce il podcast di politica monetaria “Geldcast” e il podcast finanziario “Börsenstrasse Fünfzehn”.

Traduzione di Daniele Mariani


18/05/23 TV Svizzera: Luci e ombre del franco svizzero

Calco di una moneta
 Nelle prime bozze per la moneta da cinque franchi odierna, l’alpigiano brandiva una mazza chiodata. Sincona AG

In tempi di crisi, gli investitori internazionali si affidano al franco svizzero. La sua reputazione è dovuta a una politica che spesso antepone la stabilità valutaria agli interessi dell’economia di esportazione.

Il dollaro statunitense è protagonista rap. Dalla crisi economica del 2008, però, anche il franco svizzero è spuntato nelle canzoni, come simbolo di ricchezza, champagne, auto di lusso e cocaina.

Il cantante R’n’B Ryan Leslie ha persino dedicato un intero brano alla valuta elvetica con “Swiss Francs”. Sulle note opulente di ottoni e una base ritmica incalzante, l’artista si aggira sulle rive del lago di Zurigo con la sua Porche e parla dei suoi franchi svizzeri su un conto svizzero davanti al Grossmünster. È l’epitome del suo successo immaginario.

Le apparizioni del franco nella cultura pop sono raramente così glamour. La sua evoluzione come moneta, invece, è impressionante. Nel 1914, con un dollaro statunitense si compravano più di 5 franchi, oggi poco meno di uno. Per una sterlina si ottenevano 25 franchi, oggi si racimola un franco e 10 centesimi. Anche nel 2022 e 2023, il franco sfida l’inflazione meglio di molte altre valute.

La “guerra santa” per una moneta stabile

Poco dopo la sua introduzione nel 1850, il franco svizzero veniva prontamente fuso perché l’argento di cui era fatto rendeva più del valore nominale. Per molto tempo fu poco utile come moneta, rimanendo solo una debole appendice del padre, il franco francese.

“Negli anni Ottanta e Novanta dell’Ottocento, il franco tendeva a essere debole perché non c’era una politica monetaria coerente”, afferma lo storico Patrick Halbeisen, che dirige gli archivi della Banca Nazionale Svizzera (BNS).

Fu proprio la BNS a introdurre questa politica monetaria coerente a partire dal 1907. Da quel momento in poi, ha aperto e chiuso le porte della produzione monetaria e le sue decisioni influenzano ancora oggi la moneta rossocrociata.

Negli anni della sua fondazione, la Banca nazionale seguiva rigorosamente il Gold Standard internazionale: il valore delle banconote emesse doveva corrispondere a una quota fissa di oro nei caveaux della banca centrale.

Il fatto che la Confederazione sia stata risparmiata dalla Prima guerra mondiale gettò le prime basi per l’ascesa del franco svizzero, fino ad allora poco appariscente, nel novero delle valute forti. Il franco si affermò come valuta di crisi, un rifugio sicuro per gli asset.

Moneta d oro
 Il Vreneli d’oro, una moneta d’oro da 20 franchi, è ancora oggi un regalo popolare per le bambine e i bambini svizzeri. Quando fu coniata per la prima volta, nel 1897, c’è chi si lamentò, sostenendo che l’immagine di una giovane ragazza non fosse degna di essere impressa sul franco svizzero. Keystone / Ho

Nel 1929 il mercato azionario crollò e tutte le valute iniziarono a perdere rapidamente valore. In Svizzera, l’ancoraggio all’oro fu mantenuto e il franco rimase relativamente stabile, mettendo però in difficoltà l’economia delle esportazioni.

Nel 1936, solo tre Paesi mantenevano ancora il Gold Standard: Francia, Svizzera e Paesi Bassi. Il Consiglio federale decise, con una legge d’emergenza, di ridurre il supporto aureo del franco.

Halbeisen legge questa lunga attesa soprattutto come l’espressione di un’interiorizzazione della mentalità del Gold Standard: “Non si riusciva a immaginare come condurre una politica monetaria stabile senza ancorarla all’oro. Tuttavia, la BNS non era la sola. Le altre banche centrali hanno abbandonato il supporto aureo solo perché costrette dal mercato”.

Nonostante l’effetto economico positivo, all’esterno della banca centrale si manifestò un certo malcontento. La “Finanz-Revue” parlò di “disastro nazionale” e di “colpo di Stato economico”.

Ernst Laur, rappresentante dei contadini svizzeri, guardò a questo evento con molto pathos: “Madre Helvetia (…) ha dovuto scendere dal suo posto d’onore. (…) Sì! Sarebbe stato un atto grandioso se (…) la nostra moneta fosse rimasta il polo fisso sul quale le monete di tutto il mondo avrebbero potuto allinearsi”.

Fritz Leutwiler, direttore della BNS dal 1959 al 1974, descrisse in seguito l’impegno della BNS a favore di una moneta stabile e del Gold Standard come una “guerra santa”. Nel sistema valutario con tassi di cambio stabili che prevalse dopo il 1945, il dollaro divenne la valuta principale, ma era ancora agganciato all’oro. Anche in questo caso, la Svizzera si attenne meticolosamente alle linee guida fino agli ultimi anni Sessanta. Per Leutwiler ciò era parte integrante del “fair play” monetario.

La frusta monetaria

Alla fine degli anni Sessanta era quasi impossibile rispettare il tasso di cambio stabilito, il dollaro era in crisi e il flusso di fondi verso il franco non poteva essere contrastato. Nel 1973, la BNS passò quindi a un sistema di tassi di cambio flessibili.

Il franco non aveva più un’ancora fissa. Insieme alla Germania, la Svizzera si affidava ora ai concetti monetaristi: comunicava il previsto aumento della quantità di moneta stampata. L’inflazione era ora al centro degli sforzi di stabilizzazione, non più il valore del franco – il che portò immediatamente a un massiccio apprezzamento nella crisi economica in corso. Il crollo dell’economia svizzera nella crisi petrolifera degli anni Settanta fu più grave che in quasi tutti gli altri Paesi.

L’industria delle esportazioni subì una contrazione senza precedenti, in particolare quella tessile. Solo la disoccupazione rimase moderata, perché 250’000 lavoratori e lavoratrici stranieri dovettero tornare nei Paesi d’origine.

Nel 1978, la BNS si arrese e fissò un obiettivo di tasso di cambio per disincentivare gli acquisti di franco svizzero. Un franco non doveva valere più di 80 pfennig tedeschi – un annuncio che calmò il mercato del franco per anni.

La Svizzera visse una fase simile all’inizio degli anni Novanta – la discussione su quegli anni resta accesa ancora oggi tra gli economisti. Anche allora, la BNS lasciò che il franco aumentasse di valore per molto tempo. Solo nel 1996 comunicò ai mercati un obiettivo, sempre a scapito dell’economia di esportazione.

Banconote del 1911
 Raffigurazioni dell’operosità svizzera sulle banconote del 1911. Keystone

In risposta alla crisi economica del 2008, il tasso di cambio del franco tornò a salire e nel 2011, la BNS lo agganciò all’euro. Quando rimosse questo ancoraggio nel 2015, il valore s’impennò di nuovo bruscamente, ma questa volta con conseguenze meno brutali per l’industria. C’era chi lodava il franco forte come una “frusta valutaria” che spingeva l’economia svizzera a una maggiore efficienza.

Daniel Lampart, economista capo dell’Unione sindacale svizzera (USS), la vede diversamente: “Ogni fase di apprezzamento del franco ha portato a dolorose perdite di posti di lavoro”. Negli anni Settanta ha colpito l’industria orologiera, negli anni Novanta l’industria elettrica e ferroviaria e attualmente l’industria alimentare e quella dei macchinari. “Sempre più spesso vengono colpite le icone dell’economia elvetica: il Toblerone va in Oriente e il Cervino scompare dal logo sulla confezione. Il franco forte non è mai l’unico problema, ma sta uccidendo molti posti di lavoro”, afferma .

Lampart, che ha fatto parte del Consiglio di banca della BNS dal 2007 al 2019, ritiene che la riluttanza della BNS ad agganciare il franco sia anche il segnale di una sfiducia di fondo nei confronti dello spazio europeo: “L’eurozona – soprattutto con Paesi come l’Italia, la Spagna o la Francia – è vista come instabile e politicamente diversa. Una visione con carattere nazional-conservatore.”

Lampart relativizza questo orgoglio. Secondo lui, il franco non è così importante come valuta di crisi: “È importante soprattutto per le svizzere e gli svizzeri. Gli investitori stranieri investono nel franco solo per non puntare tutto sul dollaro o sull’euro. Oppure speculano sul suo apprezzamento in periodi di crisi. La nostra valuta non è centrale a livello internazionale”.

Nonostante tutte le lodi, probabilmente non vedremo mai il simbolo del franco appeso a una catena d’oro al collo di un rapper.


03/10/22 Tv Svizzera: Il “franco forte” è solo un mito?

Euro- und Franken-Münzen
 Un franco vale ormai piu di un euro. Martin Ruetschi

L’euro non è mai stato così debole rispetto al franco svizzero e recentemente è sceso sotto la soglia dei 95 centesimi. Tuttavia, il franco forte non è più considerato una minaccia per l’economia elvetica. Per quali ragioni?

Questo contenuto è stato pubblicato il 03 ottobre 2022 –

Il 6 settembre 2011 è stato probabilmente il punto culminante del biennio alla testa della Banca nazionale svizzera (BNS) di Philipp Hildebrand. Alle 10:00 il presidente dell’istituto centrale si è presentato davanti ai media e ha dichiarato: “Con effetto immediato, la Banca nazionale non tollererà più un tasso di cambio inferiore a 1,20 franchi per euro”. Sotto questa soglia, la minaccia per l’economia svizzera sarebbe stata troppo elevata.

Tempi passati. Dal gennaio 2015, quando la BNS ha abolito la politica del cambio minimo, la moneta europea si è progressivamente indebolita nei confronti della valuta elvetica e recentemente un euro si scambiava a meno di 0,95 centesimi di franco. Oggi il tasso di cambio non è più considerato una minaccia esistenziale per l’economia rossocrociata. Perché?

Nei primi anni del decennio scorso, quando era in vigore il tasso di cambio minimo, un euro costava di solito poco più di 1,20 franchi. Per chi dalla Svizzera si recava in vacanza nei Paesi dell’euro-zona, ciò significava che il soggiorno era relativamente caro, perlomeno rispetto ad oggi. Viceversa, per i prodotti d’esportazione elvetici, ad esempio gli orologi, gli acquirenti di altri Stati europei dovevano sborsare meno.
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Dal 2015 la situazione è improvvisamente cambiata. L’euro è dapprima sprofondato, poi il tasso di cambio si è stabilizzato per diverso tempo attorno a 1,10 franchi per un euro. Per i turisti e le turiste elvetiche, i viaggi in Europa sono diventati un po’ più a buon mercato, mentre gli orologi europei un po’ più cari a Roma, Parigi o Berlino.

Da settembre 2011, il franco si è apprezzato di circa il 20% rispetto all’euro. Il rafforzamento appare quindi evidente. Ma l’analisi non deve però limitarsi al raffronto con la moneta europea.

La Svizzera vende i suoi orologi non solo nella zona euro, ma in tutto il mondo. La forza del franco non dipende quindi solo dal tasso di cambio con l’euro, bensì anche dal corso nei confronti di altre valute, in particolare del dollaro. Se viene considerato anche questo aspetto, il franco è veramente così forte?

Per rispondere a questa domanda, gli esperti calcolano il cosiddetto corso del franco ponderato per il commercio. È il prezzo di un paniere di merci nel quale vanno a finire non solo un pacchetto di spaghetti e un chilo di zucchero, ma anche frutta, uova e carne. In altre parole, si tiene conto non solo del tasso di cambio tra franco ed euro, ma anche tra franco e dollaro e molte altre valute.

Per capire l’idea che sta alla base del tasso di cambio ponderato per il commercio, facciamo un ulteriore esempio culinario: se qualcuno vuole cucinare un piatto di rigatoni alla carbonara, non prenderà in considerazione unicamente il prezzo dei rigatoni e delle uova, bensì il costo totale della cena.Contenuto esterno

La stessa logica si applica al tasso di cambio ponderato per il commercio: per l’economia svizzera nel suo insieme, non importa se l’euro si indebolisce e il dollaro si rafforza. Ciò che conta è la variazione complessiva di tutte le valute estere.

Se si osserva l’andamento di questo tasso, si può notare che da settembre 2011 il franco si è complessivamente apprezzato di circa il 18%. Si tratta di un aumento più contenuto rispetto a quello che considera unicamente l’euro. Tuttavia, rafforza l’impressione che il franco è diventato più forte.

L’inflazione elevata richiede un’ulteriore correzione

Ma la storia del franco presumibilmente forte non finisce qui. Oltre al tasso di cambio, i prezzi all’estero determinano anche la minore o maggiore facilità con cui le aziende svizzere possono vendere i loro prodotti in altri Paesi.

E all’estero i prezzi aumentano in media più di quelli in Svizzera. Negli ultimi mesi, la tendenza si è accentuata, perché i tassi d’inflazione nella zona euro e negli Stati Uniti sono molto più alti rispetto al livello svizzero.

Per la Svizzera ciò significa che, a prescindere dal tasso di cambio ponderato per il commercio, a causa dell’inflazione elevata all’estero sarà sempre più facile per le aziende elvetiche esportare i propri prodotti.Contenuto esterno

Gli economisti e le economiste possono calcolare l’entità di questo effetto correggendo il tasso di cambio ponderato con il differenziale di inflazione tra la Svizzera e gli altri Paesi. Ciò dà un’idea della reale forza del franco. E qual è la conclusione? Nel complesso, il franco svizzero oggi è più debole rispetto al 2011.

Non sorprende quindi che in questi mesi le discussioni sulla presunta forza del franco si siano affievolite. Attualmente il “franco forte” è soprattutto una cosa: un mito.

Traduzione d


26/09/22 Tv Svizzera: Il franco svizzero è sempre più forte, ma fino a che punto arriverà?

Pila di monere da un euro e pila di monete da un franco.

La Banca nazionale svizzera ha cambiato tattica e il cambio euro/franco è arrivato a 0,94 ma gli analisti si chiedono fino a che punto arriverà la valuta elvetica seguendo questa tendenza.Questo contenuto è stato pubblicato il 26 settembre 2022 – 19:1726 settembre 2022 – 19:17

tvsvizzera.it/MaMi con agenzie

Cambio di paradigma per la Banca nazionale svizzera (BNS). Dopo anni di tentativi per indebolire il franco, la BNS ha compiuto una svolta di 180 gradi e, di fronte all’impennata dell’inflazione globale, sta ora permettendo alla moneta nazionale di apprezzarsi. Gli analisti si chiedono fino a che punto arriverà la valuta elvetica seguendo questa tendenza.

Ancora scambiata a 1,03 franchi per euro all’inizio dell’anno, la moneta svizzera ha guadagnato slancio il 16 giugno dopo che la banca centrale elvetica ha aumentato il tasso di interesse di riferimento per la prima volta da anni. Alla fine di giugno, il cambio con l’euro è sceso sotto la parità e lunedì mattina 26 settembre ha raggiunto un nuovo minimo storico di 0,9409 EUR/CHF.

Il presidente della direzione della BNS, Thomas Jordan, aveva dato fuoco alle polveri a metà giugno dichiarando: “Nel caso in cui il franco si indebolisse, potremmo prendere in considerazione la possibilità di vendere valute” per mantenere il franco forte. Questo messaggio è stato ribadito giovedì scorso, con l’abbandono dei tassi di riferimento negativi che sono stati aumentati di 0,75 punti percentuali a +0,50%.

“Prima la BNS interveniva per ridurre le pressioni al rialzo sul franco, ma ora può intervenire per rafforzare il franco e ridurre le pressioni inflazionistiche”, riassume Nikolay Markov. Per l’economista senior di Pictet Asset Management, “non c’è più il timore che il franco si apprezzi. Al contrario, l’apprezzamento del franco è benvenuto in quanto limita i rialzi dei tassi necessari per raggiungere la stabilità dei prezzi”.

Ruolo di ammortizzatore

La Svizzera ha registrato un tasso d’inflazione record del 3,5% in agosto, ben al di sopra dell’obiettivo di stabilità dei prezzi della BNS, che si colloca tra lo 0% e il 2%. “Se togliamo i prezzi regolamentati, l’inflazione ammonta al 4,1%, ossia un tasso doppio rispetto all’obiettivo di stabilità della BNS”, calcola Alix Bhend-Lambin, stratega finanziario della Banca cantonale vodese (BCV).

Il dato è notevolmente inferiore al 9,1% registrato ad agosto nella zona euro e all’8,3% negli Stati Uniti. La forza del franco svizzero fornisce una parziale protezione contro un’eccessiva accelerazione dei prezzi grazie al potere d’acquisto della valuta svizzera per gli acquisti all’estero, in particolare per i prodotti energetici. Secondo le stime del Credit Suisse, un calo del 10% del tasso di cambio euro-franco ridurrà l’inflazione in Svizzera di mezzo punto percentuale

“Il franco sta svolgendo (…) il suo ruolo di ammortizzatore per i prezzi delle importazioni, ma non ha impedito l’aumento dei prezzi delle esportazioni (+1,3%). La valuta svizzera contribuisce a ridurre i costi per le aziende”, afferma Bhend-Lambin. A suo avviso “il franco non è così sopravvalutato: il valore equo rispetto all’euro è 1,08 EUR/CHF”.

Alla luce di questo sviluppo, quanto potrebbe scendere il cambio? “In termini assoluti, non c’è limite all’apprezzamento del franco. Ma c’è un limite alla velocità di questa tendenza”, avverte Markov. Se l’apprezzamento del franco è troppo rapido, la BNS potrebbe intervenire per ridurre il tasso di apprezzamento della valuta svizzera.

Molte incertezze

“Un apprezzamento troppo rapido penalizzerebbe la competitività-prezzo delle esportazioni, nonostante il posizionamento di fascia alta della nostra industria”, sostiene Arthur Jurus, senior strategist di Oddo-BHF Svizzera. Secondo Jurus, il franco si sta strutturalmente apprezzando rispetto all’euro a causa dei differenziali di prezzo.

Alla luce di questa situazione, la specialista della Banca cantonale vodese prevede che tra sei mesi il cambio euro-franco si attesterà a 0,98, “in ogni caso sotto la parità”. “Il resto dipenderà molto dal contesto, poiché ci sono molte incertezze”, avverte.

Nikolay Markov prevede che il prossimo anno il franco si deprezzerà rispetto all’euro, “poiché il contesto di mercato dovrebbe attenuarsi”. Entro dicembre 2023, si aspetta un livello di 1,05 franchi per l’euro, prima che il franco si rafforzi nuovamente nel 2024.

Per Arthur Jurus, l’apprezzamento a medio termine dovrebbe continuare e portare la coppia di valute a 0,85 EUR/CHF entro cinque anni, riflettendo “i fondamentali macrofinanziari attualmente osservati”