Assicurazioni ramo primo: che fare 2

riparto con un nuovo post perche’ il precedente ha raggiunto le dimensioni massime.

gli articoli precedenti li trovate qui assicurazioni ramo primo che fare

io avevo una assicurazione ramo primo con la Cattolica ma la ho riscattata per le valutazioni che riporto qui sotto. Purtroppo le notizie che escono danno credito alle mie paure


03/08/24 Milano Finanza: Fwu, 100.000 le polizze bloccate. Ecco come è nato e come è crollato l’impero di Manfred Dirrheimer. E come trovare una soluzione

Dopo il salvataggio di Eurovita spunta un’altra compagnia in crisi, la tedesca Fwu, che ha fatto domanda di insolvenza. In entrambi i casi c’è di mezzo il fondo Cinven. In Italia molti clienti hanno sottoscritto i loro prodotti. Ma chi c’è dietro la sigla Fwu?   

Ben due compagnie assicurative in crisi nel giro di un anno, tante per un settore tradizionalmente solido. Nel 2023 Eurovita e nel 2024 la tedesca Fwu, con un curioso filo rosso che lega in qualche modo entrambe al fondo di private equity inglese Cinven. Nel primo caso la relazione è diretta, perché il fondo, azionista della compagnia, non ha voluto ricapitalizzare Eurovita come chiedevano da tempo le autorità, visto che l’indice di solvibilità (complice anche l’impennata dei tassi) era sceso sotto il minimo. Da lì la crisi che ha portato alla nomina di un commissario straordinario. 

Che cosa ha che fare Cinven con Fwu?

Nel secondo caso perché la realtà con sede a Grünwald, vicino a Monaco di Baviera, è cresciuta in maniera importante nel 2015 dopo aver acquisito Skandia Austria, compagnia assicurativa in portafoglio ad Heidelberger Leben, quest’ultima in mano sempre al fondo Cinven. 

Una curiosa coincidenza, appunto, e gli effetti in Italia delle due storie sono in ogni caso dolorosi. Il crack di Eurovita ha toccato 400.000 persone e, dopo mesi di complicate discussioni che hanno coinvolto le autorità e la politica, la vicenda fortunatamente è finita col salvataggio da parte di Intesa Sanpaolo, Posta Vita, GeneraliUnipol e Allianz, in un’operazione di sistema che ha messo in sicurezza clienti e dipendenti. 

La storia di Fwu, dal canto suo, è invece appena cominciata, quando a fine luglio la holding tedesca Fwu Ag (che controlla due compagnie in Lussemburgo e Austria) ha presentato domanda di insolvenza al tribunale di Monaco di Baviera. Un fatto che tocca oltre 100.000 clienti italiani che hanno sottoscritto le polizze vita attraverso broker indipendenti, spesso unit-linked con sottostanti fondi comuni e che si trovano ora con i riscatti bloccati e l’esito, ad oggi, appare ancora completamente incerto. 

Chi è Manfred Dirrheimer?

Ma come si è arrivati a questo punto? E perché Fwu è finito in difficoltà? Si tratta di un gruppo fondato da Manfred Dirrheimer, ex docente universitario, secondo quanto riporta lo stesso imprenditore tedesco, che ama le auto di lusso e le giacche dai colori sgargianti, ma anche il tennis e che ha scelto Fabio Fognini come testimonial della società. Un self-made-man di 72 anni che ne tempo ha creato un impero. All’inizio, nel 1983, Fwu era «una fucina di idee scientifiche nel campo degli studi su politica e competitività, oltre che come consulenti per progetti di fusioni e acquisizioni», si legge sul sito della società. Poi, nel 1986, la trasformazione in «startup di consulenza per le più importanti società transatlantiche nel settore dei beni di consumo». Un’attività che il gruppo ha continuato a svolgere per anni prima di arrivare, nel 1990, alla decisione di entrare nel settore assicurativo, prima come consulente di grandi gruppi, poi nel 1991 con una propria compagnia per avviare. Nel 1997 l’espansione in Europa. Il debutto è stato in Francia per poi proseguire in Italia (2006), Spagna (2014) e Belgio (2018). E proprio l’Italia è «tra i nostri mercati quello che cresce con maggior rapidità e che ha la base di clienti più ampia», si legge tra i documenti societari. 

Una cresciuta avvenuta anche tramite acquisizioni. Skandia Austria, per esempio, deteneva un portafoglio di circa 1,3 miliardi di euro. Nel 2014, un anno prima dell’operazione, Cinven aveva accorpato Heidelberger e Skandia Germania e Austria (erano in precedenza in mano a Old Mutual) sotto lo stesso cappello, quello di Viridium, che aveva rilevato nel 2019 anche Generali Leben. 

Quanti sono i premi dei clienti?

Che cosa emerge dalle fonti di Milano Finanza in Germania? Che la compagnia assicurativa Fwu Life Insurance Lux aveva premi per 253 milioni di euro a fine 2023, mentre Fwu Life Insurance Austria per 67 milioni. La supervisione austriaca su tutto il gruppo è rimasta in vigore fino alla fine del 2022 perché la controllata locale aveva un peso preponderante, ma la situazione è cambiata a partire dall’inizio del 2023. Successivamente la Caa, autorità del Lussemburgo, ha assunto la supervisione classificando il gruppo con sede in Germania holding assicurativa. 

A un certo punto, l’Authority del Lussemburgo pare abbia trovato problematico il modo in cui Fwu Lux gestiva i vecchi contratti in bilancio. Dopo un lungo colloquio con la società e la richiesta di rafforzare le riserve, la holding tedesca ha presentato istanza di insolvenza al tribunale di Monaco. 

Alla fine dello scorso anno, il gruppo Fwu aveva ha un coefficiente di solvibilità del 103%. All’epoca, la società pare volesse adottare misure di rafforzamento che poi non ha portato a compimento. Mettendo in crisi un gruppo di 40 anni che impiega circa 420 persone in Italia, Francia, Lussemburgo, Belgio, Germania e Austria. E colloca prodotti assicurativi conformi alla Sharia in Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Pakistan, Indonesia e Malesia. Un gruppo che è arrivato a conta circa 500 collaboratori e 10 sedi in tutto il mondo. In Europa, Fwu Life Lux, Fwu Invest Austria e Fwu Invest sono arrivate a offrire servizio a circa 300.000 clienti per un totale di 2 miliardi di euro di asset in gestione e 9 miliardi di euro di contributi totali, mentre livello mondiale, le compagnie assicurative del gruppo Fwu danno servizio complessivamente a 1 milione di persone. 

Chi vigila su Fwu?

Clienti ansiosi ora di capire cosa succederà al gruppo che tra gli azionisti, anche se con una quota limitata al 5%, vede anche il colosso riassicurativo Swiss Re, che sta seguendo con attenzione la vicenda. 

Per quanto riguarda i risparmiatori italiani la situazione, rispetto a Eurovita, che era vigilata direttamente da Ivass, è complicata dal fatto che le polizze di Fwu sono state collocate in Italia in regime di libera prestazione di servizio. La responsabilità fa capo quindi alle autorità di controllo assicurative di Lussemburgo e Austria, sede rispettivamente di Fwu Life Insurance Lux e di Fwu Life Insurance Austria Ag. L’istituto italiano presieduto da Luigi Federico Signorini non può fare altro che lavorare ad un’azione di coordinamento con Eiopa (l’autorità europea) e provare il pressing sulle altre due autorità locali. Con la parola che potrebbe presto passare alla Corte di Giustizia europea che potrebbe decidere di commissariare Fwu Life Insurance Lux cui fanno capo grande parte delle polizze collocate in Italia per un totale di circa 360 milioni di riserve. 

Il fondo di garanzia

Mentre il «fondo di garanzia assicurativo dei rami Vita» che è stato previsto dall’ultima legge di Bilancio e che sarà alimentato dal contributo degli operatori, per rimborsare cliente fino a 100.000 euro in caso di fallimento delle compagnie non è ancora partito. Nei giorni scorsi sono stati nominati i tre membri del collegio promotore, i professori Gianluca Brancadoro, Vincenzo De Stasio e Pierpaolo Marano, ma i clienti di Fwu resteranno di certo fuori.


02/08/24 Il Foglio: FWU nuovo crack assicurativo coinvolge 100.000 clienti italiani

milano. Era il 1983 quando il professor Manfred Dirrheimer lasciava l’università per avviare un think tank politico-scientifico, che diventerà poi il gruppo assicurativo tedesco-austriaco Fwu dichiarato insolvente dal Tribunale di Monaco di Baviera qualche giorno fa, gettando nel panico i risparmiatori di mezza Europa. Tra questi, ci sono anche 100 mila italiani perché, come confermano al Foglio fonti dell’ivass, l’istituto di vigilanza sulle assicurazioni, Fwu ha raccolto 360 milioni di euro nel nostro paese vendendo polizze vita, in particolare le unit linked, una categoria particolare perché è quella con le caratteristiche più simili ai prodotti finanziari, compresi i costi e l’elevata rischiosità.
Dopo il caso di Eurovita, un altro crac rischia di minare la reputazione del settore assicurativo che, subendo l’impatto del caro tassi, ha visto progressivamente erodere gli indici di solvibilità patrimoniale e, quindi, ridurre la capacità di far fronte alle richieste di riscatto delle polizze. Per la verità, quali siano esattamente le cause del tracollo del gruppo Fwu, che in Italia ha il quartier generale a Milano, ancora non è chiaro. A quanto risulta, la compagnia sarebbe finita sotto pressione più per il forte indebitamento che per effetto della politica monetaria della Bce. Ma le notizie arrivano con il contagocce dall’autorità di vigilanza del Lussemburgo, dove ha sede la Fwu Life Insurance Lux Sa, dall’autorità austriaca, che è competente per la Fwu Life Insurance Austria Ag, e, infine, dal Tribunale di Monaco, che ha dichiarato insolvente la capogruppo tedesca Fwu Ag.
L’unica cosa certa è che si sta parlando di un gruppo ramificato nella mitteleuropa dei borghesi benestanti, ma che a un certo punto si è spinto a sud del Continente attratto dalla ricchezza privata italiana. Comunque sia, il caso è spinoso e per certi aspetti si presenta più problematico di quello di Eurovita, compagnia che, portata al fallimento dal fondo inglese Cinven, è stata salvata da un gruppo di banche e assicurazioni italiane, che si sono spartite il suo portafoglio clienti ma hanno anche messo mano alla tasca per coprire le perdite.
In quel caso però l’intervento del mondo bancario-assicurativo è stato sollecitato prima dall’ivass, presieduta da Luigi Federico Signorini, e successivamente dai ministri Adolfo Urso e Giancarlo Giorgetti, che sono intervenuti nella fase di commissariamento. Mettere in piedi un piano di salvataggio è stato reso paradossalmente più semplice dal fatto che le polizze Eurovita erano state vendute dalle reti di banche e assicurazioni italiane, che avevano tutto l’interesse a non far scoppiare uno scandalo finanziario che a cascata avrebbe finito col danneggiare tutto il comparto. Con Fwu le cose stanno diversamente. A quanto risulta, infatti, le polizze di questa compagnia sono state commercializzate in tutta Italia attraverso la filiale lussemburghese – che da qualche giorno ha del tutto sospeso i rimborsi delle polizze – utilizzando broker indipendenti e agenti multi mandatari non riconducibili a intermediari finanziari italiani. E questo complica le cose, perché non sarà scontato trovare soggetti disposti a farsi carico di questa crisi com’è successo per Eurovita.
Va ricordato, infatti, che il settore assicurativo, a differenza di quello bancario, non dispone di un fondo di garanzia che tuteli i risparmiatori e che si è in presenza di una legislazione che, per quanto armonizzata a livello europeo, fa capo ad autorità di paesi diversi. Il rischio è che, in assenza del coinvolgimento diretto delle banche italiane e di mancata competenza del governo a intervenire, quello di Fwu diventi un crac silenzioso, una valanga che travolgerà solo i sottoscrittori delle polizze. L’ivass, dal canto suo, sta suggerendo ai detentori di prendere contatto con le associazioni dei consumatori e con i broker dai quali sono state acquistate, il cui elenco completo, diviso per regioni e con tanto di indirizzi e numeri di telefono, è facilmente rintracciabile su sito di Fwu. Insomma, i risparmiatori stavolta sono rimasti con il cerino in mano.


08/07/24 Corriere Economia: lo stato delle Assicurazioni in Italia

il problema al quale si sta girando in torno è sempre quello: la non sostenibilità (per le compagnie) delle ramo primo a capitale garantito…


25/06/24 Il Foglio: stato del mercato assicurativo


20/06/24 Sole 24 Ore: per rilanciare le Ramo Primo Generali è stata costretta a tagliare le commissioni

Dura lex (del mercato) sed lex….


29/05/24 Sole 24 Ore: Eurovita sembra finalmente sia finita…


26/03/24 Sole 24 Ore: situazione in miglioramento ma con punti dì criticità


16/12/23 Sole 24 Ore: il punto sul comparto.

sintetizza bene quali sono i problemi delle assicurazioni Ramo Primo utilizzate dai grossi investitori negli anni precedenti in ottica opportunista per passare indenni il periodo dei tassi zero e schivare il successivo crollo del 2022 causato dal rialzo degli stessi.

Adesso questi investitori escono per posizionarsi su investimenti più redditizi e le compagnie di assicurazione sono costrette a far fronte ai forti riscatti. E lo fanno utilizzando la nuova raccolta che invece di essere investita su titoli agli alti tassi di adesso va in rimborsi. Ma questo ha un effetto “perverso”: il mancato adeguamento delle gestioni separate tengono bassi i rendimenti di queste rispetto a quelli del marcato. Questo invoglia sempre più clienti a riscattare peggiorando ancora di più la qualità delle gestioni separate. E’ il cane che si morde la coda…


25/11/23 Sole 24 Ore: La crisi Eurovita sembra tamponata


20/10/23: Sole 24 Ore: l’andamento dei riscatti

11/03/23 Polizza assicurazione Cattolica cosa intendo fare io. (Ci ho pensato tutto il giorno…..)

*** per semplicità continuo a chiamarla Cattolica anche se ora è diventata Generali.

Come sapete io sono sempre stato un fans della polizza soci della Cattolica una delle migliori sul mercato per i “caricamenti” bassissimi.

La avevo sottoscritta perché per le sue caratteristiche – che ho tante volte spiegato – mi avrebbe garantito un rendimento accettabile anche in un momento di tassi bassi ed in effetti quando il rendimento del bot ad un anno è sceso sotto zero Cattolica ha reso.



Con il 2022 è cambiato tutto: l’esplosione dell’inflazione ha obbligato ad alzare i tassi e adesso i titoli di stato a breve pagano interessi netti sopra il 3% parecchio più alti di quelli che ci possiamo attenderci dalla gestione separata della assicurazione e probabilmente tali resteranno per ancora qualche anno.

Io ero orientato a tenerla ragionando sul lungo termine ma nel frattempo la situazione si è molto aggravata. L’effetto del rialzo dei tassi ha provocato un forte calo dei prezzi delle obbligazioni e dei titoli di stato dove avevano investito le banche e le assicurazioni che se li dovessero vendere ora porterebbero a casa delle perdite colossali.

Il problema è: perché vendere? Perché se sul mercato si sparge la paura tutti corrono a prelevare e allora banche\assicurazioni DEVONO vendere per fare fronte alle richieste.

Per questo motivo in America in 2 giorni è saltata la Silicon Valley Bank 16’ banca del paese: l’ente di garanzia dei depositi ne ha preso il controllo venerdì per liquidarla. L’assicurazione statale in America garantisce fino a 250.000 dollari: lunedì tutti i risparmiatori si troveranno a disposizione sul conto i loro soldi fino a 250.000$ per la parte eccedente si vedrà se e quanto si ricaverà dalla liquidazione. E il problema che almeno 150 miliardi – soprattutto di aziende high tech e startup NON sono assicurati. Ne parlo diffusamente QUI

Voci autorevoli stanno chiedendo al governo di intervenire entro l’apertura dei mercati Lunedì perché il GROSSO RISCHIO è che in un clima di si salvi chi può parta la corsa ai prelevamenti per le banche considerate a torto o a ragione a rischio e allora i crolli si susseguiranno a catena.

E le assicurazioni? Anche i soldi delle polizze dei clienti sono investiti per la maggior parte in titoli di stato\obbligazioni che al momento scontano una grossa perdita potenziale (complessivamente 56 miliardi a fine 2022 ma con l’ulteriore aumento dei tassi saranno ora di più) Isvap (l’ente che controlla le assicurazioni) tiene sotto controllo il “solvency ratio” (la capacità della assicurazione di far fronte ai riscatti) chiedendo in caso di rischio di aumentare il capitale sociale.

E siamo arrivati ad Eurovita una compagnia da 19 miliardi di raccolta messa insieme da Cinven un fondo private inglese comperando portafogli di polizze da vari operatori. Da buon fondo avvoltoio negli anni buoni Cinven ha spolpato la compagnia e adesso si è rifiutato di capitalizzarla per ricostruire il Solvency. ISVAP HA COMMISSARIATO EUROVITA e sospeso i riscatti fino al 31/3

In queste condizioni nessuno la vuol comperare neanche gratis ma tutti sperano che per evitare l’impatto disastroso sul mercato le grosse assicurazioni e le banche che ne hanno distribuito i prodotti mettano mano al portafoglio e la salvino. Però intanto il tempo passa e la scadenza si avvicina.

Cosa comporta la liquidazione di Eurovita? Che i titoli in portafoglio verrebbero venduti portando a casa le perdite e che queste perdite verrebbero ripartite fa gli assicurati. Sarebbe uno shock terribile per l’italiano medio scoprire che la sua assicurazione vita considerata fino ad un minuto prima l’investimento più sicuro non lo è che che invece dei 10.000 euro scritti sull’ultimo rendiconto gliene vengono restituiti 9.000 o 8.500.
Partirebbe subito una corsa ai riscatti in grado di impensierire anche chi come le Generali ha le spalle molto più robuste di Eurovita.

E da qui NASCE LA MIA PAURA: che di fronte ad un evento fortemente destabilizzante il legislatore intervenga mettendo dei paletti all’uscita: ad esempio la possibilità di prelevare al massimo il 20% ogni anno per dar modo alle compagnie di far fronte ai riscatti con i titoli in scadenza senza dover vendere in perdita.

Perché una cosa è chiara: se salta EUROVITA nessuno metterà più un euro nelle polizze vita.

E allora? Allora io martedì (lunedì da noi è la festa del santo patrono) vado in agenzia e riscatto la mia polizza.

Larga la foglia… stretta la via … dite la vostra che io ho detto la mia….

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