La tecnologia del futuro, il cervello in un occhiale, gli investimenti del domani, l’italia, le partite della finanza e uno sguardo speciale a Mediobanca. Chiacchierata a tutto campo con Francesco Milleri, numero uno di Essilorluxottica

Le partite sono intrecciate, le due dimensioni si incontrano, le strategie a volte si sovrappongono ma al centro di tutto c’è, come ci racconta Francesco Milleri in questa conversazione concessa al Foglio, la volontà di partire dall’italia per provare a innovare nel mondo.
Siamo a Milano, siamo a due passi da Piazza Cadorna, siamo nella sede centrale di Luxottica, siamo al quinto piano di un nuovo palazzo in vetro, costruito ai tempi del Covid nella corte interna, e Francesco Milleri è di fronte a noi, con lo sguardo vispo, senza giacca e con maglioncino d’ordinanza con collo alto e zip chiusa a metà sul petto. Ha accettato di conversare con il Foglio, in un momento interessante, e la chiacchierata con il nostro giornale viaggia sfiorando le due dimensioni.
Si parte dalla prima dimensione, si arriva alla seconda, e le storie si intrecciano, si sovrappongono, e ci aiutano a capire qualcosa su quali sono i paletti, i tabù e le opportunità delle innovazioni del futuro. Si parte dagli occhiali, si arriva all’italia, si atterra sulla finanza.
“La nostra – dice Milleri – è una scommessa semplice: nella società digitale, la vista e l’udito sono destinati ad assumere un ruolo sempre più centrale. Sono i canali naturali attraverso cui il nostro cervello accede a dati e informazioni, coordinando ed elaborando sensi più “fisici” come tatto, olfatto e gusto che sono un terreno naturale di espansione per la sensoristica integrata nella nostra tecnologia indossabile. Il nostro nervo ottico – e quindi l’occhio – è parte integrante del nostro cervello, la sua estensione più diretta ed è l’unico organo del nostro corpo esposto all’esterno, facilmente monitorabile. In questo senso, oggi, e anche nel futuro, l’occhiale ricoprirà un ruolo strategico nell’unificare vista, udito e voce, trovandosi in una posizione privilegiata per interagire con i nostri pensieri. Diventerà, sempre di più, uno strumento che ci permetterà di essere costantemente connessi e informati, liberando le nostre mani per un utilizzo sempre più immediato e intuitivo. Il nostro obiettivo è sostituire, semplificandone le funzionalità, l’attuale cellulare”.
Pausa, poi Milleri riprende. “Pensateci. Già oggi, un occhiale non si limita a correggere e proteggere la vista, o a prevenire e rallentare l’insorgenza di patologie oculari come la miopia nei più giovani. E’anche il punto d’accesso più immediato e naturale a una molteplicità di mondi che fanno parte della nostra quotidianità – dal reale al virtuale, dall’intelligenza artificiale a quella umana, dal mondo interiore a quello esteriore. Mondi che sempre più rappresentano crocevia in cui si incontrano cultura, intrattenimento, sport, prevenzione e salute. In prospettiva, l’occhiale è destinato a tracciare una soglia, un filtro sottile ma potente, capace di mantenere il minimo grado di separazione possibile tra l’uomo e qualsiasi forma di realtà aumentata percepibile dal nostro cervello.
L’ultimo confine prima di immaginare scenari ancora più avanzati, in cui innesti intraoculari, cerebrali o sottocutanei potrebbero trasformare il funzionamento stesso del nostro corpo. Un futuro possibile, lontano e controverso, che oggi resta confinato alla ricerca di soluzioni per condizioni patologiche complesse e rare”. Immaginare un paio d’occhiali che sostituiscono completamente uno smartphone non è una frontiera troppo orwelliana? “A tendere, vedrete, gli occhiali intelligenti potrebbero più semplicemente integrare e, progressivamente, sostituire tutte le applicazioni che oggi utilizziamo sui nostri smartphone, senza interrompere i nostri movimenti naturali e senza costringerci a rincorrere i tanti schermi che ci circondano. Avremmo tutto a portata di sguardo, grazie a tecnologie avanzate applicate alle lenti oftalmiche, garantendo un’esperienza fluida e senza discontinuità. Un dispositivo multifunzione, così come in parte lo è oggi lo smartphone. Ad esempio, potrebbe consentire un’autenticazione sicura, sfruttando caratteristiche biometriche uniche, come il riconoscimento dell’iride o le vibrazioni dell’osso mandibolare. Potrebbe integrare un wallet per sistemi di pagamento sicuri o diventare un attivatore di ecosistemi digitali e fisici, permettendo di accendere o utilizzare un’auto o di controllare la domotica domestica con un semplice sguardo o comando vocale.
Quello che andrebbe capito è che così come la tecnologia e il digitale hanno trasformato altri settori, questa frontiera potrebbe accelerare la convergenza tra industrie anche molto distanti tra loro. Se oggi vediamo l’integrazione tra ottica e audiologia con Nuance Audio, in futuro anche ambiti come l’automotive o lo sport, l’agricoltura o la medicina potrebbero trovare nuove applicazioni nei nostri smart glasses, con una particolare attenzione alla nascente space economy. E in questo scenario, l’innovazione deve svilupparsi lungo tre direttrici: ciò che possiamo integrare all’interno di un occhiale, ciò che possiamo costruire attorno a esso e, soprattutto, ciò che l’uomo sarà in grado di fare grazie alle tecnologie che potremo mettere a disposizione.
Con un unico obiettivo: migliorare la vita delle persone in molteplici aspetti, dal lavoro alle relazioni sino alla salute. Parola d’ordine: ‘empower humanity’”. Esempi pratici? “Abbiamo soluzioni, penso ai Ray-ban Meta, che consentono di vivere la quotidianità e la socialità senza barriere, restando pienamente immersi nel momento presente grazie all’interazione naturale con l’occhiale e la voce. Nuance ha un orientamento più medicale, che permette di sentire meglio ciò che si vede: sono solo i primi passi verso un futuro in cui gli occhiali intelligenti potrebbero farci percepire persone o eventi lontani migliaia di chilometri come se fossero fisicamente davanti a noi, offrendo un’esperienza visiva naturale e immersiva, o fornirci in tempo reale informazioni elaborate da AI sempre più avanzate, aiutandoci a prendere decisioni più consapevoli e interagire in modo più efficace con il mondo che ci circonda.
Vedete, presto le lenti potranno proiettare informazioni o contenuti direttamente nel nostro campo visivo, in modo discreto e visibile solo a chi le indossa. Così come l’audio ha visto una progressiva evoluzione verso tecnologie sempre più integrate e discrete, il vero punto di svolta per le lenti sarà individuare e perfezionare la soluzione tecnologica più affidabile ed efficace per la proiezione di contenuti visivi. Questo significa sviluppare sistemi che garantiscano immagini nitide e stabili, con un basso consumo energetico e un’elevata compatibilità con le esigenze quotidiane degli utenti, rendendo l’esperienza visiva del tutto naturale.
Oggi i fronti di ricerca più promettenti su cui ci stiamo concentrando includono i promettenti microled e i sistemi a guida d’onda, le tecnologie olografiche, o ancora le metasuperfici”. L’occhio diventerà come un mouse? “E’ così. Le tecnologie di laminazione che stiamo sviluppando ci permetteranno di integrare circuiti e componenti elettroniche invisibili direttamente nelle lenti degli occhiali. Ciò non solo consentirà di visualizzare immagini e informazioni direttamente sulle lenti, ma aprirà anche la strada a nuove funzionalità avanzate. Le tecnologie di eye-tracking a basso consumo, ad esempio, trasformeranno l’occhio in un vero e proprio ‘mouse’, per l’appunto, consentendo di impartire comandi, interagire con i nostri device indossabili in modo intuitivo, ricevendo informazioni sempre più precise e contestualizzate.
Lo sviluppo di queste e di altre tecnologie potrebbe inoltre permettere di leggere informazioni intraoculari, a livello retinico o del fondo oculare, raccogliendo elementi e segnali che ci permetteranno di prevedere – e dove possibile prevenire – l’insorgenza di patologie o il rischio elevato di episodi gravi come un infarto. Situazioni dove la diagnosi precoce o tempestiva può determinare il successo di un intervento salvavita o di una terapia. Già oggi sappiamo che l’occhio può rivelare una predisposizione o i primi segnali di malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer o il Parkinson, oltre a sindromi metaboliche, disfunzioni cardiovascolari o renali. In futuro, gli occhi potrebbero diventare vere e proprie sentinelle per il nostro stato di salute, consentendo diagnosi tempestive, migliorando percorsi terapeutici e, in ultima istanza, contribuendo a salvare vite.
E il senso dei nostri investimenti recenti va in questa direzione. Abbiamo lavorato per acquisire competenze e tecnologie che ci rafforzano nel mondo del med-tech. Competenze come Heidelberg Engineering, Espansione Group, Pulse Audition, Cellview hanno portato innovazioni che dall’ottico risalgono a monte lungo tutta la filiera, dalla diagnosi alla prescrizione e alla cura, a supporto di oculisti e molteplici specialità mediche.
Le tecnologie di imaging, l’analisi avanzata della retina e del fondo oculare, e la lettura delle innumerevoli informazioni che gli occhi ci possono offrire, potenziate dai big data e dall’intelligenza artificiale, aprono nuove possibilità per migliorare la vita delle persone non solo in termini di vista e udito, ma anche in altri ambiti della salute. Non a caso, nei nostri negozi in Nord America stiamo già sperimentando l’introduzione di sale operatorie per far convergere ottica, cura e benessere in un unico spazio, offrendo un supporto sempre più esteso, semplice e accessibile.
Vedrete: la longevity economy è destinata a guidare i trend globali dei prossimi decenni”.
Dici tecnologia, naturalmente, e pensi anche alle materie prime, alle terre rare, a tutti i materiali preziosi per cui i grandi paesi del mondo entrano ormai da anni in conflitto. Milleri dice che nel futuro “opportunità interessanti potrebbero venire presto anche dal silicio, con lo sviluppo di soluzioni su misura per l’ottica e i microcontroller in grado di abilitare specifiche funzionalità negli occhiali riducendo i consumi dei sistema integrato sui chip tipici degli smartphone. Controller a basso consumo potrebbero anche alimentare con maggiore autonomia una sensoristica composita per interagire con dimensioni fisiche diverse, dall’aria alla luce, dal suono fino all’analisi del sudore, solo per fare alcuni esempi, e trarne tempestive e precise informazioni sullo stato di salute del soggetto”.
Milleri dice che, su questo filone, in prospettiva esiste “un business molto redditizio”, e che già oggi la sua azienda “sta registrando brevetti su chip innovativi a basso consumo”. Ma riconosce che man mano che le tecnologie di display matureranno, diventando sempre più versatili, “dovremo chiederci cosa trasferire su questi piccoli schermi trasparenti posti di fronte ai nostri occhi”. E soprattutto, “dovremo capire fino a che punto le capacità tecniche e tecnologiche dovranno confrontarsi con i limiti e le possibilità dell’essere umano nel saperle utilizzare”. Perché assimilare una traduzione simultanea trasmessa direttamente nell’orecchio dagli occhiali mentre qualcuno ci parla, o visualizzare informazioni aggiuntive attraverso le lenti senza perdere la concentrazione su ciò che stiamo facendo, “richiederà un’evoluzione e un adattamento”.
Il passo in più che fa verso il futuro, Milleri, riguarda un aspetto della tecnologia che è direttamente collegato al tema dell’intelligenza artificiale ed è la possibilità di vivere come in una sorta di realtà aumentata, per così dire, in cui l’integrazione delle proprie capacità con le telecamere e L’AI “avrà un impatto profondo sulla nostra cultura e sui nostri processi cognitivi, trasformando il modo in cui prendiamo decisioni e ci informiamo”. In questo senso, dice ancora Milleri, i nuovi oggetti tecnologi indossabili “diventeranno come un assistente personale, capace di suggerire le soluzioni migliori in base alle nostre esigenze.
Non saranno solo dispositivi tecnologici, ma partner di vita, un supporto costante e aggiornato, in grado di aiutarci a conoscere se stessi sempre meglio grazie all’analisi continua di migliaia di dati che raccoglierà ed elaborerà sul nostro organismo, sul nostro stato di salute e sulle nostre abitudini. Ciò, ovviamente, potrebbe influire su molteplici aspetti della società: dagli effetti sulla cultura alla salute, dall’intrattenimento all’educazione, fino al coaching per migliorare i nostri risultati e la qualità della vita. Il tutto con un’invasività minima – anzi, grazie a design e marchi iconici, attraverso gli occhiali potremo continuare a esprimere al meglio la nostra personalità”.
Parli di futuro, ovviamente, parli di dati, e non puoi non parlare del perimetro di ciò che si può fare e di ciò che non si può fare e non puoi non parlare di ciò che oggi costituisce il confine tra gestione dei dati e rispetto della privacy. “La gestione dei dati e della privacy – dice ancora Milleri – rappresenta una sfida cruciale in un mondo in continua evoluzione, caratterizzato da approcci normativi frammentati. Un aspetto centrale sarà il modo in cui le informazioni che alimentano i sistemi di AI influenzeranno l’oggettività delle risposte e delle azioni suggerite. Questa sarà l’altra grande frontiera su cui ogni azienda proiettata al futuro, come la nostra, dovrà confrontarsi, adottando modelli collaborativi e non più competitivi, aprendosi al dialogo e alla condivisione.
Il nostro gruppo oggi serve oltre mezzo miliardo di clienti ogni anno nel mondo, raccoglie, protegge ed elabora miliardi di dati attraverso un network logistico-produttivodistributivo globale unico e quasi impossibile da replicare. Mi rendo conto che si tratta di una mole di informazioni destinata a crescere esponenzialmente, che ci costringe a porre interrogativi sempre più rilevanti sul piano etico. Per rispondere a questa sfida stiamo pensando alla creazione di un comitato etico-scientifico composto da esperti di altissimo rilievo internazionale. Un passo concreto nel rispetto della responsabilità che sentiamo di fronte alle enormi potenzialità delle tecnologie che stiamo sviluppando. E’ in questo senso che la nostra innovazione non si confronta più solo con i limiti tecnici e tecnologici, in rapida evoluzione, ma soprattutto con i limiti umani e fisici, normativi ed etici, ancora tutti da definire”.
Dici innovazione e ovviamente non pensi solo alle opportunità di un’impresa ma anche a quelle di un paese come l’italia. Milleri ci pensa, pensa a quale possa essere uno spunto di riflessione utile da trasferire al paese, quando si parla di opportunità rispetto al tema dell’innovazione, e la mette così. “Questa traiettoria di innovazione che ho provato a illustrare non è solo un’opportunità per il nostro settore, ma rappresenta anche una leva strategica per il sistema paese. L’italia ha una lunga tradizione di eccellenza nel design, nella manifattura e nella tecnologia, e il nostro percorso dimostra come la capacità di integrare ricerca, industria e distribuzione possa generare un impatto concreto, non solo in termini di crescita economica, ma anche di avanzamento tecnologico e di posizionamento nei mercati globali.
La convergenza tra med-tech e intelligenza artificiale è un perfetto esempio delle frontiere che collettivamente dobbiamo avere l’ambizione di guidare. Si tratta di un terreno su cui l’italia e l’europa possono giocare un ruolo fondativo, dal momento che qui si è formata molta dell’intelligenza che oggi alimenta scoperte medico-scientifiche e innovazioni anche in campo tecnologico. E’ una partita però che richiede maggiore capacità di fare sistema e probabilmente una cultura più incline a considerare l’errore e il fallimento come leve di successo, in una terra che ha dimostrato di poter contare su una capacità di innovazione imprenditoriale di grande valore. E dunque sì: in questo mondo nessuna posizione di forza è garantita nel tempo, il contesto competitivo può mutare rapidamente e il nostro paese deve cogliere l’opportunità per diventare hub di innovazione nei settori chiave per il futuro dell’umanità”.
La prima dimensione, dunque, quella dell’innovazione, del futuro, della vista, della tecnologia, si sovrappone con la seconda dimensione che riguarda la finanza, che riguarda le partite future di fronte alle quali si trova Milleri.
Temi: che intenzioni ha Delfin su Mediobanca? Dove può arrivare su Generali? Che ambizioni ha nel futuro della finanza? “Oggi – dice Milleri – Essilorluxottica è un’azienda globale con una chiara visione del futuro, costruita su un modello di business solido e in continua evoluzione. Il mercato sta premiando questa traiettoria e la nostra crescita riflette il potenziale che stiamo sviluppando, sia nel core business dell’ottica, sia nelle nuove frontiere del med-tech e dello smart eyewear. Questo successo si traduce direttamente in valore per gli azionisti e anche per Delfin che, nel tempo, ha iniziato a costruire un portafoglio diversificato con investimenti strategici nelle principali istituzioni finanziarie italiane. L’obiettivo di fondo è supportare la crescita di realtà che abbiano il potenziale per innovare e competere a livello globale. A questo si è aggiunta l’opportunità di contribuire attivamente al rafforzamento del tessuto economico e finanziario italiano, sostenendo operazioni che creano valore e favoriscono l’evoluzione del sistema industriale. E’ con questa logica che guardiamo con interesse a operazioni come Mps-mediobanca: non solo come un’operazione di mercato, ma come un passo per rendere più competitivo il settore finanziario del nostro paese. Come Essilorluxottica siamo protagonisti in prima fila nel promuovere l’integrazione. Nell’ambito finanziario siamo un investitore di lungo periodo che mette a disposizione capacità e competenze per agevolare l’innovazione e sostenere il miglioramento continuo e la crescita dimensionale”. Insistiamo: ma in che modo la prima dimensione, quella dell’innovazione, si può sposare con la seconda dimensione, quella della finanza? “La visione dietro queste scelte è molto semplice e replica le strategie di Essilorluxottica. I sistemi collaborativi e la crescita dimensionale saranno gli elementi fondamentali in grado di determinare il successo delle imprese e di conseguenza il rafforzamento delle economie dei paesi che le perseguiranno. Vedo che nel nostro paese esistono ancora molte resistenze ma allo stesso tempo il recente attivismo del nostro sistema finanziario fa ben sperare per il futuro”.